EXTRA – 15 ottobre 2025

SHANGHAI MARRIAGE MARKET:
DOVE CUPIDO LAVORA A PROVVIGIONE.


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A Shanghai, per cercare moglie o marito, non serve scaricare nessuna app di dating né fingere entusiasmo davanti all’ennesimo tramonto filtrato: basta andare al People’s Park nel fine settimana e assistere ad uno degli spettacoli più surreali del mondo moderno, il celebre Marriage Market, il mercato matrimoniale dove l’amore si vende all’ingrosso, con cartelloni plastificati appesi agli ombrelli come volantini del supermercato. 
Solo che invece delle offerte sul tonno in scatola trovate scritto in caratteri grandi, così che nessuno possa fingere di non aver visto, “1993, 1 metro e 75, laurea in ingegneria, appartamento di proprietà”. 
E per i più esigenti, persino il segno zodiacale perché se tua figlia è Cancro e lui Leone, ovviamente Saturno sistemerà tutto.

Madri e padri si presentano puntuali come fosse il Black Friday: appendono i cartelli e poi iniziano il giro di perlustrazione con lo sguardo severo di chi deve acquistare una lavatrice e non vuole sbagliare modello. 
Le domande sono sempre dirette, mai poetiche: “Sua figlia cucina?”, “Suo figlio fuma?”, “Ha un contratto a tempo indeterminato o siamo ancora alle collaborazioni occasionali?”. 
In quel contesto, parlare di amore sarebbe come ordinare champagne in un Autogrill: fuori luogo e un po’ ridicolo.
Alcuni arrivano persino armati di foto stampate, che esibiscono con orgoglio come se fossero i dépliant di un villaggio vacanze fuori stagione: sorrisi tirati, pose da carta d’identità, sfondi improbabili.
Altri invece puntano sul linguaggio pubblicitario e sugli annunci compaiono frasi come “stipendio competitivo” o “ottimo investimento”
Da un momento all’altro ti aspetti che sbuchi un televenditore col microfono:“Signore e signori, affrettatevi! Pezzo unico, consegna immediata, garanzia ventennale! Solo oggi, solo per voi!”.

Il dettaglio più assurdo, però, è che i veri protagonisti, cioè i figli, non compaiono quasi mai: trascorrono il pomeriggio a sorseggiare bubble tea e a fare shopping su Nanjing Road, ignari di essere stati messi in esposizione come articoli da promozione.

Che poi, la percentuale di matrimoni nati dal Marriage Market di Shanghai è minima, ma nessuno sembra scoraggiarsi. Per molti genitori l’appuntamento del weekend è più una terapia di gruppo: si lamentano insieme, si rassicurano a vicenda e, alla fine, tornano a casa con la certezza che l’ansia matrimoniale è un fenomeno collettivo. 
E così, ogni sabato e domenica, il parco continua a riempirsi di ombrelli trasformati in bacheche e il messaggio implicito resta sempre lo stesso: se vostro figlio non si sposa, non vi preoccupate, almeno non siete soli… c’è un intero reparto “invenduti”.

In Italia, un Marriage Market non servirebbe perché lo abbiamo già e si chiama pranzo della domenica.Ogni settimana, milioni di genitori seduti davanti alle lasagne si trasformano in consulenti matrimoniali non richiesti, con la stessa delicatezza di un controllo fiscale. “E questo ragazzo che fine ha fatto?”, “Ma quella che ti scriveva su Instagram?”, “Almeno usi Tinder Premium?”— e tu, improvvisamente, capisci perché certi monaci scelgono il silenzio per tutta la vita.

Le madri, anche quelle che giurano di “non fare più pressioni”, mantengono lo stesso sguardo di sempre: quello che pesa i silenzi, interpreta gli sguardi e conclude che “è un periodo”
Fanno finta di accettare la vita dei figli così com’è, poi vanno a messa e accendono un cero per la persona giusta che “prima o poi arriverà”. 
I padri restano in sottofondo, ma ogni tanto rilasciano dichiarazioni da prima serata: “Io alla tua età avevo già due figli” e aggiungono la frase più pericolosa del Paese, “Ai nostri tempi bastava volerlo davvero”.

E nel 2025, in effetti, tutti dicono di volerlo — ma senza compromessi, senza rinunce e con qualcuno che ci scelga, ma che non pretenda nulla; che ci capisca, ma solo quando abbiamo voglia di spiegarci.
E se non succede, diciamo che è colpa del destino, che è retrogrado, che non si aggiorna da un po’.

Ma in Italia l’amore non è finito: ha solo imparato a convivere con la libertà,
senza per questo smettere di cercare un posto in cui restare.